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giovedì 10 settembre 2009

U.N.A Armerina ribatte ai cobas


All’associazione animalista Una Armerina non è piaciuto l’intervento del coordinatore del Cobas Luigi Bascetta sul fenomeno del randagismo a Piazza Armerina e diffuso nei giorni scorsi da alcuni organi di stampa. Con toni enfatici ed allarmistici Bascetta ha descritto l’emergenza randagismo, sottolineando lo stato di grave pericolo per l’incolumità dei cittadini, indicando la soluzione del problema nell’istituzione di un canile lager in cui impiegare dei “padri di famiglia” ma, naturalmente, trascurando di affrontare il problema analizzando il fenomeno nella prospettiva degli incolpevoli ed indifesi protagonisti.
A contestare l’analisi dei Cobas arriva puntuale la replica di Una Armerina che, attraverso il suo segretario Gianluca Messina, replica aspramente all’organizzazione sindacale «Se solo i cani potessero parlare, sicuramente avrebbero tanto da dire – dichiara Gianluca Messina - Sicuramente direbbero di come si racconti con tanta superficialità, attraverso frasi fatte e leggende metropolitane, del loro comportamento e modo di essere, giusto per far audience e riscuotere consensi di vario tipo, ma non certo per chiarire la loro vera natura. Tutti sanno tutto su tutto! Mai un articolo speso sui loro diritti negati e violati, sui casi di maltrattamento e di avvelenamento, di sicuro più numerosi delle aggressioni, almeno di quelle reali. Noi non vogliamo negare le aggressioni – continua Messina - ma quali sono quelle vere? Un cane non è un pupazzo. Un cane che ringhia, che abbaia o che rincorre non è sempre un cane intento ad aggredire! Infatti nella quasi totalità dei casi, etichettati come aggressioni, l’animale non aggredisce ma si difende perché stuzzicato, infastidito o cacciato in malo modo da persone infastidite o spaventate solo dalla loro presenza. I cani sono amici dell’uomo da millenni – sottolinea il segretario di Una Armerina - Pronti a guidare l’uomo che non vede; a scovare l’uomo sepolto dalla neve o dalle macerie; a difendere la casa e le cose del padrone; a colmare la solitudine dell’uomo e a morire di dolore sulla sua tomba. Prima di parlare di loro come rifiuti da spazzare via dalla strada sulla quale sono finiti a causa dell’uomo, bisognerebbe avere chiaro di cosa si stia parlando, sapere che ormai i classici canili non sono più a norma, che una struttura ricettiva non si costruisce o allestisce dall’alba al tramonto e che spesso per ottenere una struttura occorre la collaborazione di diversi organi quali amministrazioni comunali, Ausl e associazioni animaliste, unica garanzia del benessere e della tutela degli animali. Impariamo a rispettare gli animali ed a sentire la loro voce. Forse adesso non è ancora chiara la percezione del fenomeno del randagismo, anche per colpa di notizie e comunicati stampa colmi di frasi fatte e luoghi comuni, pubblicate solo per creare panico e delirio comune e non di certo per risolvere il problema. Occorre che chi decide di dedicarsi al fenomeno del randagismo si documenti prima di emettere fiato inutile e pericoloso: non serve a nulla recludere i randagi in “capannoni accuditi da padri di famiglia”, come qualcuno consiglia. I randagi non lo sono certo per scelta, ma vivono questa condizione perché abbandonati da individui vili o perché sono discendenti di cani a loro volta abbandonati, condizione che li accomuna per certi versi agli uomini “ randagi ” o senza tetto, status che obbliga moralmente la società al recupero di tali individui e non alla loro reclusione.
Un rimedio efficace quindi è la pratica della sterilizzazione, atta quanto meno a limitare la riproduzione – conclude Gianluca Messina - Basti pensare che ogni animale partorisce una media di circa sei cuccioli, (considerando che a volte sono solo 2 o 3 , ma molto spesso, soprattutto nelle cagne di grossa taglia, le cucciolate possono essere anche di 10/12); se la metà sono femmine (3) anche queste, nel giro di un paio d'anni avranno messo al mondo 18 cuccioli, dopo altri due anni le nove giovani cagne avranno sfornato 54 nuovi animaletti e così via.
Sterilizzare gli animali eviterebbe che persone senza scrupoli abbandonino o uccidano nei peggiori modi possibili ed immaginabili le loro cucciolate; inoltre la sterilizzazione si rivela utile perché elimina negli animali il nervosismo dovuto alla loro necessità di accoppiarsi, riduce la possibilità di investimenti automobilistici dovuti ai calori, favorisce l' adottabilità degli animali femmina, che ancora troppo spesso vengono evitate e discriminate per la paura di doversi occupare di eventuali cucciolate. Ci auspichiamo dunque che la collaborazione tra gli organi preposti si traduca presto in opere concrete, affrontando il problema in maniera seria nel rispetto della legge civile e morale perché forse un giorno saranno proprio i cani a donare un po’ d’umanità all’animale Uomo».
Credo proprio che Gianluca Messina abbia impartito una grande lezione di umanità e di amore per gli animali, con la speranza che questa lezione serva a frenare un po’ di più la lingua e la cattiveria di certi stolti.

Mauro Farina

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