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domenica 20 settembre 2009

GUERRA AI BOCCONI AVVELENATI

GUERRA AI BOCCONI AVVELENATI

In questi anni il fenomeno dell’avvelenamento di animali sta assumendo delle proporzioni estremamente preoccupanti su tutti il territorio nazionale.
Migliaia di animali domestici hanno perso la vita per aver ingerito bocconi avvelenati e la stima di quelli selvatici è difficile da effettuare.
Cani randagi o vaganti, gatti e animali selvatici- topi, talpe, mustelidi, corvidi e rapaci – considerati da qualcuno competitivi per le attività venatorie, causa di danni all’agricoltura, al pollame e agli allevamenti, sono le povere vittime di coloro che illegalmente disseminano sul territorio esche avvelenate.
Neppure le città sono sicure, diversi animali sono morti per aver ingerito bocconi avvelenati in giardini e strade.
IMPATTO AMBIENTALE

Anche se non disponiamo ancora di dati precisi sull’effettiva portata del fenomeno, sono rilevanti i dati apportati all’ambiente e alla fauna per dispersione incontrollata dei veleni che, non annullandosi nel tempo ( questo è il caso della stricnina ), danno vita ad una reazione a catena di morti.
Le carcasse degli animali avvelenati sono estremamente pericolose perché provocano la morte dei carnivori che se ne cibano: rapaci diurni e notturni, aquile ecc.
L’UTILIZZO DI BOCCONI AVVELENATI E’ UN CRIMINE

Utilizzare bocconi avvelenati è illegale. La legge ( l.n.157/92 art. 21 lett.U e successive modifiche) vieta espressamente l’uso di questi mezzi e prevede sanzioni penali (art.30 comma h ) per chi contravvenga a questo divieto.
Uccidere gli animali è espressamente vietato anche dalle leggi 473/94 ( modificata 727 c.p.), nel caso in cui gli animali morti siano di proprietà il reato è perseguibile anche ai sensi dell’art. 638 c.p. con una pena fino ad un anno di reclusione o con una multa fino a € 300,00 .
E’ importante dire che il reato previsto dall’art. 638 c.p. è punito solo con querela di parte, cioè il proprietario dell’animale deve chiedere espressamente al giudice ( Pretore ), entro 3 mesi dal giorno in cui p venuto a conoscenza del fatto, di perseguire la persona o le persone che hanno ucciso o danneggiato l’animale.
L’IMPORTANZA DELLA DENUNCIA

I veleni dispersi sul territorio sotto forma di esche costituiscono un grave pericolo per gli animali. Per rompere il muro di omertà che si accompagna agli avvelenamenti è necessario denunciare i fatti accaduti dando alle autorità competenti ogni indicatore utile per smascherare e punire gli avvelenatori. La denuncia è importante anche al fine di stendere una mappatura completa della zona dove si siano verificati gli avvelenamenti e per avere dati più precisi sull’entità del fenomeno.
Nel caso di sospetti avvelenamenti avvenuti in territorio cittadino urbano l’Ordinanza Ministeriale del 18 dicembre 2008 e successive modifiche (19 marzo 2009 all’art. 4) cita testualmente
“Compiti del sindaco”
1. Il sindaco, a seguito della segnalazione di cui all'art. 2,comma 1, deve dare immediate disposizioni per l'apertura di una indagine, da effettuare in collaborazione con le altre Autorità competenti.
2. Il sindaco, qualora venga accertata la violazione dell'art. 1, provvede ad attivare tutte le iniziative necessarie alla bonifica dell'area interessata.
3. Il sindaco, entro 48 ore dall'accertamento della violazione dell' art. 1, provvede, in particolare, ad individuare le modalità di bonifica del terreno e del luogo interessato dall'avvelenamento, prevedendone la segnalazione con apposita cartellonistica, nonché ad intensificare i controlli da parte delle Autorità preposte.
4. Per garantire una uniforme applicazione delle attività previste dal presente articolo, e' attivato, presso ciascuna Prefettura, un «Tavolo di coordinamento» per la gestione degli interventi da effettuare e per il monitoraggio del fenomeno.
5. Il Tavolo di cui al comma 4, coordinato dal Prefetto o da un suo rappresentante, e' composto da un rappresentante della provincia, dai sindaci delle aree interessate e da rappresentanti dei Servizi veterinari delle Aziende sanitarie locali, del Corpo forestale dello Stato, degli Istituti zooprofilattici sperimentali competenti per territorio, delle Guardie zoofile e delle Forze di polizia locali.
I SINTOMI PIU’ COMUNI

STRICNINA
Rigidità muscolare, attacchi convulsivi, aumento di sensibilità agli stimoli, tetania dei muscoli respiratori, morte per asfissia.
VELENI NEUTROPI
Dai 30 minuti alle 2 ore dopo l’ingestione si ha irrigidimento degli arti, incapacità a mantenere la stazione quadrupede, respiro difficoltoso e crisi convulsive, può esserci vomito e raramente diarrea.
VELENI EMORRAGICI
Dopo qualche giorno dall’ingestione compaiono fenomeni emorragici che, se sono interni, danno pallore delle mucose, respirazione difficoltosa, grave stato di prostrazione; possono esserci petecchie o emorragie nasali. No c’è mai vomito.
VELENI TOSSICI SUL SISTEMA GASTRO-INTESTINALE
Compare precocemente vomito e diarrea anche emorragia con dolori adominali.
IMPORTANTE IN CASO DI AVVELENAMENTO

Contattare il centro veterinario più vicino ( o la guardia medica veterinaria se fuori orario di lavoro ) in modo da allertare il medico, che si renda immediatamente disponibile al momento dell’arrivo del cane. Cercare di far vomitare il cane o il gatto, in assenza di farmaci adatti ( emetici ) somministrare una sospensione di chiara d’uova montata a neve unita ad acqua calda molto salata. Mantenere il soggetto molto tranquillo e mai somministrare latte. Evitare qualsiasi stimolo sonoro.

giovedì 10 settembre 2009

U.N.A Armerina ribatte ai cobas


All’associazione animalista Una Armerina non è piaciuto l’intervento del coordinatore del Cobas Luigi Bascetta sul fenomeno del randagismo a Piazza Armerina e diffuso nei giorni scorsi da alcuni organi di stampa. Con toni enfatici ed allarmistici Bascetta ha descritto l’emergenza randagismo, sottolineando lo stato di grave pericolo per l’incolumità dei cittadini, indicando la soluzione del problema nell’istituzione di un canile lager in cui impiegare dei “padri di famiglia” ma, naturalmente, trascurando di affrontare il problema analizzando il fenomeno nella prospettiva degli incolpevoli ed indifesi protagonisti.
A contestare l’analisi dei Cobas arriva puntuale la replica di Una Armerina che, attraverso il suo segretario Gianluca Messina, replica aspramente all’organizzazione sindacale «Se solo i cani potessero parlare, sicuramente avrebbero tanto da dire – dichiara Gianluca Messina - Sicuramente direbbero di come si racconti con tanta superficialità, attraverso frasi fatte e leggende metropolitane, del loro comportamento e modo di essere, giusto per far audience e riscuotere consensi di vario tipo, ma non certo per chiarire la loro vera natura. Tutti sanno tutto su tutto! Mai un articolo speso sui loro diritti negati e violati, sui casi di maltrattamento e di avvelenamento, di sicuro più numerosi delle aggressioni, almeno di quelle reali. Noi non vogliamo negare le aggressioni – continua Messina - ma quali sono quelle vere? Un cane non è un pupazzo. Un cane che ringhia, che abbaia o che rincorre non è sempre un cane intento ad aggredire! Infatti nella quasi totalità dei casi, etichettati come aggressioni, l’animale non aggredisce ma si difende perché stuzzicato, infastidito o cacciato in malo modo da persone infastidite o spaventate solo dalla loro presenza. I cani sono amici dell’uomo da millenni – sottolinea il segretario di Una Armerina - Pronti a guidare l’uomo che non vede; a scovare l’uomo sepolto dalla neve o dalle macerie; a difendere la casa e le cose del padrone; a colmare la solitudine dell’uomo e a morire di dolore sulla sua tomba. Prima di parlare di loro come rifiuti da spazzare via dalla strada sulla quale sono finiti a causa dell’uomo, bisognerebbe avere chiaro di cosa si stia parlando, sapere che ormai i classici canili non sono più a norma, che una struttura ricettiva non si costruisce o allestisce dall’alba al tramonto e che spesso per ottenere una struttura occorre la collaborazione di diversi organi quali amministrazioni comunali, Ausl e associazioni animaliste, unica garanzia del benessere e della tutela degli animali. Impariamo a rispettare gli animali ed a sentire la loro voce. Forse adesso non è ancora chiara la percezione del fenomeno del randagismo, anche per colpa di notizie e comunicati stampa colmi di frasi fatte e luoghi comuni, pubblicate solo per creare panico e delirio comune e non di certo per risolvere il problema. Occorre che chi decide di dedicarsi al fenomeno del randagismo si documenti prima di emettere fiato inutile e pericoloso: non serve a nulla recludere i randagi in “capannoni accuditi da padri di famiglia”, come qualcuno consiglia. I randagi non lo sono certo per scelta, ma vivono questa condizione perché abbandonati da individui vili o perché sono discendenti di cani a loro volta abbandonati, condizione che li accomuna per certi versi agli uomini “ randagi ” o senza tetto, status che obbliga moralmente la società al recupero di tali individui e non alla loro reclusione.
Un rimedio efficace quindi è la pratica della sterilizzazione, atta quanto meno a limitare la riproduzione – conclude Gianluca Messina - Basti pensare che ogni animale partorisce una media di circa sei cuccioli, (considerando che a volte sono solo 2 o 3 , ma molto spesso, soprattutto nelle cagne di grossa taglia, le cucciolate possono essere anche di 10/12); se la metà sono femmine (3) anche queste, nel giro di un paio d'anni avranno messo al mondo 18 cuccioli, dopo altri due anni le nove giovani cagne avranno sfornato 54 nuovi animaletti e così via.
Sterilizzare gli animali eviterebbe che persone senza scrupoli abbandonino o uccidano nei peggiori modi possibili ed immaginabili le loro cucciolate; inoltre la sterilizzazione si rivela utile perché elimina negli animali il nervosismo dovuto alla loro necessità di accoppiarsi, riduce la possibilità di investimenti automobilistici dovuti ai calori, favorisce l' adottabilità degli animali femmina, che ancora troppo spesso vengono evitate e discriminate per la paura di doversi occupare di eventuali cucciolate. Ci auspichiamo dunque che la collaborazione tra gli organi preposti si traduca presto in opere concrete, affrontando il problema in maniera seria nel rispetto della legge civile e morale perché forse un giorno saranno proprio i cani a donare un po’ d’umanità all’animale Uomo».
Credo proprio che Gianluca Messina abbia impartito una grande lezione di umanità e di amore per gli animali, con la speranza che questa lezione serva a frenare un po’ di più la lingua e la cattiveria di certi stolti.

Mauro Farina

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